Diagnostica

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Un dolore al viso, repentino, intenso come una stilettata o come una scossa elettrica; la sua insorgenza è improvvisa, inaspettata ed impedisce qualsiasi utile reazione. L'unica difesa è portarsi le mani alla parte del volto colpita dal dolore, bloccarsi in una grimace di grande sofferenza, impotenti a tutto. Poi, altrettanto repentina, la liberazione dall'incubo, forse qualche reliquato di dolore, un sollievo rispetto a prima. Ma la nevralgia, in agguato, si ripresenterà. Il paziente vive in uno stato di incertezza, di estenuante attesa del nuovo attacco. Scopre particolari zone 'intoccabili' sul volto, a livello della parete laterale del naso, alla gengiva, al labbro, alla cute della guancia, alla mucosa della narice, che, se appena stimolate, scatenano il dolore. Anche un colpo d'aria al volto, un soffio di vento sull'occhio, il radersi la barba, lavarsi il viso, persino una leggera carezza sono stimoli proibitivi, da evitare. Sono le zone 'grilletto' (trigger), che aprono il cancello del dolore, consentendo che fluisca sino alla massima intensità. Il dolore si localizza intorno all'occhio, o alla guancia, o di lato al naso, alla regione della mandibola, oppure coinvolge tutta l'emifaccia. Il paziente si isola sempre più dai contatti sociali e dal lavoro; può perder peso per rifiuto di masticare e ridursi in uno stato di grave denutrizione e depressione psichica.

Ogni anno, su 100.000 abitanti si verificano in media 5 nuovi casi di nevralgia trigeminale tipica, quale prima descritta, con frequenza maggiore nel sesso femminile e nel lato destro del volto. Ma qual'è l'origine nascosta di questo 'sintomo'?

Si tratta di una particolare situazione anatomica tra nervo trigemino nel suo decorso endocranico ed un vaso sanguigno, in genere un'arteria od un suo ramo, che giunge con esso a scontrasi fisicamente, creando una situazione di 'Conflitto Neuro Vascolare'. Il contatto è 'intimo', a volte il vaso si scava una nicchia all'interno del nervo, ne altera il decorso, lo distorce, sovvertendone la struttura. Il tratto di nervo trigemino dove si esercita la cross compression (compressione quasi ad angolo retto da parte del vaso) è la sua zona di emergenza dal tronco encefalico, nella fossa cranica posteriore.

Da qualche tempo sono state perfezionate tecniche microneurochirurgiche per raggiungere con sicurezza il tratto di nervo trigemino in situazione di conflitto, praticando a questo livello la Decompressione Neuro-Vascolare (DNV), cioè la separazione strutturale del o dei vasi in conflitto con la superficie neurale.

La nuova posizione dell'arteria, allontanata dalla superficie del nervo, è mantenuta utilizzando l'interposizione di soffici falde di Teflon e colla biologica. Se consentito dalla situazione anatomica, si preferisce, una volta allontanato il vaso (o i vasi) dal nervo, stabilizzarli sulla superficie di dura madre (una delle tre membrane meningee) più prossima, dopo avere ricoperto il vaso e non il nervo con falde di teflon, maglia emostatica e colla biologica. In questo caso il nervo non giunge neppure a contatto con il Teflon, possibile causa di 'compressione iatrogena'.

La via chirurgica utilizzata per la decompressione è quella retrosigmoidea occipitale, che consente di eseguire manovre chirurgiche nell'area trigeminale sfruttando solo una piccola apertura ossea dietro l'orecchio, poi adeguatamente ricostituita nella sua integrità.

Il decorso postoperatorio, dopo DNV, è caratterizzato, già al momento del risveglio dalla scomparsa del dolore trigeminale, con mantenimento di tutte le modalità sensitive della faccia e della sensibilità corneale. Non vi sono aree disestesiche o di anestesia dolorosa facciale, in quanto nessuna fibra del nervo è stata sezionata. Il rateo di successo immediato è praticamente del cento per cento. In una bassisima percentuale di casi si nota persistenza di lieve dolore post-operatorio, che si esaurisce spontaneamente o con piccole dosi di farmaci. In larghe casistiche di DNV per nevralgia del trigemino, i risultati a distanza (follow-up medio di oltre 6 anni) sono costituiti da completa e stabile assenza del dolore nell'ottanta per cento circa dei pazienti trattati.