Ipertensione neurogena

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I conflitti vascolo-troncoencefalici (CVTE)

Come è noto da anni, una compressione pulsante da parte di una arteria  sulle radici del nervo glossofaringeo e del nervo vago può essere causa di una ipertensione arteriosa neurogena intrattabile dal punto di vista medicamentoso.

Questa situazione, unita a una compressione del tessuto nervoso, prende il nome di : conflitto vascolo-troncoencefalico (CVTE).

Ma cosa succede esattamente?

L’arteria comprime il tessuto nervoso fino creare un groove, cioè un proprio canale scavato nella sostanza nervosa, che viene pertanto compressa e deformata.

Questo può innescare una catena di eventi neurologici di tipo ischemico, sia a carico dei nuclei dei nervi cranici che delle vie ‘lunghe’, cioè dei fasci nervosi sensitivi e motori.

Oltre agli attacchi ischemici, altri sintomi sono le ipoestesie o anestesie che coinvolgono una metà del corpo, e le paresi o paralisi che colpiscono il lato opposto in modo transitorio, unitamente a vario coinvolgimento dei nuclei dei nervi cranici propri del tronco.

Queste sindromi del troncoencefalo, normalmente interpretate su una base vascolare, sono  causate non dalla insufficienza vascolare vertebro-basilare, non dalla sclerosi multipla o forme demielinizzanti, non da neurassiti virali, ma da un conflitto vascolare.

Spesso però per arrivare a questa diagnosi ci vogliono anni di indagini.

Una volta individuato il conflitto, si interviene con una decompressione vascolare microchirurgica per eliminare il vaso che lo causa.

In questo modo si ripristina la disponibilità di spazio attorno ai nervi e al troncoencefalo stesso.

La tecnica in genere utilizzata per questo tipo di interventi è la tecnica di trasposizione   (transposition technique o dislodging technique ): il vaso viene contornato con una sling, cioè una fettuccia di materiale plastico (goretex o altro), e ancorato alla dura madre con colla biologica o un finissimo punto di seta.

Questa nuova  tecnica di retrazione e dislocamento dell’arteria ha il compito e la funzione di tenere nella nuova posizione, sollevato dal tronco, il vaso in questione, liberando quindi gli elementi neurali da una compressione paragonabile a quella data da un tumore.