Luogo d'insorgenza

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Il luogo d'insorgenza dell'acufene 

Tradizionalmente, l'acufene viene correlato ad una patologia dell'orecchio, specie della coclea, senza che a tutt'oggi si sia fornito un supporto incontrovertibile che giustifichi questa unica genesi. L'acufene può diventare 'invalidante', e può spingere il paziente ad assumere comportamenti di vita inconsulti e, talora, pericolosi per la propria integrità. 

Alcune forme di acufene, tuttavia, uni o bilaterale, sono provocate da un abnorme rapporto di stretta vicinanza tra un vaso arterioso e/o venoso nell'angolo ponto-cerebellare ed il nervo cocleo-vestibolare (nervo acustico od VIII paio dei nervi cranici) e quindi si generano nella porzione della via uditiva 'centrale' alla coclea, cioè retrococleare, a livello del nervo: li chiameremo d'ora in poi 'acufeni neurali'. 

A.R. Moller, neurofisiologo svedese che lavora negli Stati Uniti, ha paragonato l'acufene neurale, nella sua genesi fisiopatologica, alla sensazione 'dolorosa', fornendo la spiegazione del perché determinati contatti tra le fibre del nervo acustico denudati dal loro rivestimento protettivo ed isolante di mielina, generino questo rumore 'interno', fastidioso, disturbante, talora insopportabile, diretto ai centri uditivi superiori. I contatti abnormi tra le fibre nervose si chiamano 'sinapsi efaptiche'. I centri nervosi, col passare del tempo, diventano loro stesso capaci di generare l'acufene, per un meccanismo di 'facilitazione' e di 'addestramento', chiamato 'kindling', insorto nel sito di compressione. Nei nuclei del tronco encefalico si generano circuiti neurali riverberanti ed autonomi, nonché autoctoni, che naturalmente continuano a scaricarsi verso i centri superiori, mantenendo la percezione patologica di un 'rumore' che non esiste nel mondo esterno, ma si genera, si automantiene e si manifesta solo nella via acustica del paziente.

Le forme di acufene che riconoscono una origine dal nervo dell'udito rappresentano, probabilmente, una minoranza rispetto a quelli originantesi nella coclea (orecchio interno), ma questa minoranza è suscettibile di trattamento chirurgico e dà speranza al paziente di liberarsi dal sintomo più fastidioso che possa essere esperito dall'uomo dopo il dolore. Per tali 'acufeni neurali' esiste quindi un rimedio. 

P.J. Jannetta, neurochirurgo di Pittsburgh, è stato il primo al mondo ad operare sul nervo acustico senza sezionarlo, ma praticando a questo livello, nell'angolo ponto-cerebellare, la decompressione neuro-vascolare. Jannetta ha sostenuto che gli 'acufeni neurali' costituiscono sintomi di iperfunzione/disfunzione del nervo uditivo, che viene a trovarsi in situazione di contatto abnorme e 'troppo ravvicinato' con un vaso sanguigno. Questo altera il flusso sanguigno 'proprio' del nervo, il suo decorso anatomico e la sua conformazione normale. Per risolvere questo problema, Jannetta ha proposto quanto già praticato e sperimentato in altri disturbi dei nervi cranici, come la nevralgia del trigemino e l'emispasmo facciale e cioè l'esplorazione chirurgica del nervo acustico, seguita dalla decompressione neuro-vascolare microchirurgica.

In generale, le malattie dei nervi cranici, dovute al contatto patologico con un vaso, si chiamano 'cranial rhizopathies', cioè malattie delle radici nervose craniche. La decompressione micro-neurovascolare consiste nel distaccare uno o più vasi, arteriosi o venosi, da un contatto 'stretto' e quindi patologico, col nervo interessato, in questo caso il vervo acustico-vestibolare, chiamato 'conflitto-neurovascolare'. 

Tale approccio terapeutico si basa su fondamenti già ampiamente dimostrati per altri nervi e non comporta la sezione definitiva del nervo acustico, con la conseguente, inevitabile e completa perdita dell'udito. Tra i sintomi da iperfunzione del nervo acustico vi è anche la 'iperacusia', in altre parole un udito esagerato ed assai sensibile, che pure impedisce pesantemente al paziente di udire normalmente. Più tardivamente si manifestano sintomi da ipofunzione neurale, quale la perdita uditiva progressiva, simile a quella che si osserva in corso di neurinoma dell'acustico. In questi casi, quindi, il contatto anomalo tra nervo acustico e vaso sanguigno, provoca alterazioni di vario tipo a carico del nervo in oggetto: effetto 'bending', cioè deformazione del suo decorso; effetto 'stretching', cioè stiramento della struttura neurale, che viene come imprigionata e fissata in una determinata posizione; effetto 'grooving', cioé formazione di una incisura sulla superficie del nervo e sua fissurazione. Se l'alterazione del nervo viene riportata alla norma, il sintomo acufene è suscettibile di guarigione o remissione significativa. 

A questo scopo si deve praticare l'intervento microchirurgico di decompressione neuro-vascolare (DNV).